«Il cinema? Senza privati non esiste»
- Francesco Fei, esordiente con Onde, punta il dito contro la cultura delle sovvenzioni
- MILANO - Mentre l'ennesimo produttore - Gianluca Arcopinto della Pablo - ammaina la bandiera e si resta indecisi su come giudicare il presente del cinema italiano, nuovi registi si affacciano, con difficoltà, sul mercato. Ma senza piagnistei. Come Francesco Fei, un passato recente nei videoclip, e un futuro, si spera, nel cinema d'autore. Il suo debutto, Onde, lo sta accompagnando di città in città per una faticosa distribuzione nazionale, garantita dalla Trincea. Onde è un film piccolo e delicato, la storia di una coppia che si incontra sulla scia defle rispettive "anomalie sociali" e cerca di sopravvivere a dispetto di esse. Luca è cieco, ma supera il proprio handicap attraverso una non comune sensibilità che lo porta a coltivare una creatività capace di dare frutti. Francesca invece sin da bambina convive con una voglia che le copre quasi metà viso. E questa diversità è un fardello per lei pesantissimo che la porta a chiudersi rispetto al mondo. «Un cinema di sensazioni emotive», come dice il regista. Protagoriisti, misurati ed energici al tempo stesso, Ignazio Oliva e Anita Capxioli, attori dalle scelte poco scontate.
Fei ha recuperato per produrre il film una somma, 400.000 euro, oggi come oggi irisoria. Senza che ilfilm, ambientato nella ancor poco sfruttata Genova, debba risentirne gravemente. Sullo stato delle cose nel cinema nostrano ha le idee abbastanza chiare. «Il cinema italiano è
costituito essenzialmente sui soldi dei contribuenti e questo è un sistema che fa schifo.
Privati in giro non ce ne sono».
In proposito Fei ricorda di un incontro tra registi e produttori "indipendenti" allo Iulm di
Milano in cui si scontrò con Lionello Cerri: «Ma sulla qualità e onestà del suo lavoro non si può dire nulla. Lo stesso per Arcopinto. Però sappiamo tutti che parte dei contributi statali per la realizzazione di una pellicola da alcuni produttori vengono messi da parte per arrivare al guadagno e non investiti interamente sulla produzione/distribuzione». Proprio Arcopinto ha appena deciso di chiudere l'attività produttiva della sua Pablo non senza polemiche: per l'impossibilità di trovare spazi di nicchia per il cinema di qualità nonostante l'aumento delle sale e per il duopolio di Rai Cinema e Medusa che si spartiscono una larga fetta di mercato quando neanche personaggi come Bertolucci o la tanto osannata Sabina Guzzanti ai tempi di bimba hanno dimostrato coraggio e indipendenza cercando una distribuzione altemativa a Medusa».
Quali prospettive, dunque? Uscire direttamente in Dvd come sta facendo Alex Infascelli con H20dio (peraltro con la garanzia del gruppo L'Espresso)? «È una scelta che ha un senso - dice Fei - perché il circuito delle sale è ormai un imbuto. Però per un regista già conosciuto, non per un esordiente. Non vorrei che registi di opere prime pensassero di risolvere cosi i problemi». Il problema lo devono quindi risolvere i produttori privati: «Anche perché - preconizza Fei - quando il cinema sarà tutto trovabile in files scaricabili ad alta velocità vedrete che botta per l'industria».
Si muoveranno per tempo? l'ottmismo latita.
Simone Stimolo